Rosa, in viaggio con Aleste in Bucovina (Romania) dal 14 al 17 ottobre 2018 racconta:
“… La Romania che non ti aspetti…”, uno slogan azzeccatissimo, che concentra in poche parole le sensazioni da me provate durante la breve vacanza in Bucovina. Non mi aspettavo, ad esempio, di vedere scene campestri bucoliche, quasi naif, direi: pianure con greggi che pascolano beatamente, i caratteristici covoni di fogliame di granoturco, i pagliai di fieno, tradizione rurale da noi ormai soppiantata dalle enormi “balle”… e che dire dei cavalli che trainano lunghi e caratteristici carretti, sui quali viene caricata qualsiasi tipo di merce, dal fieno, ai tronchi di albero, agli attrezzi da lavoro, alle botti, e chi più ne ha, più ne metta?! Davvero un utile ed usatissimo mezzo di trasporto.
Un altro splendido regalo che la natura ha fatto alla Bucovina sono le foreste ed i boschi dei Carpazi: alberi sempreverdi o dai colori fiammeggianti dipinti dall’autunno, hanno fiancheggiato la strada da noi percorsa per giungere sulla sommità ad oltre mille metri di altitudine, dove lo sguardo ha potuto spaziare tra montagne tinte di verde e d’azzurro, come il tersissimo cielo sopra di noi…
Altre vecchie tradizioni della Bucovina sono la pittura su uova, un lavoro di certosina pazienza ed artistica bellezza, unitamente alla lavorazione della ceramica nera di Marginea.
Interessante è stata anche la visita alla Miniera di sale di Cacica… ma lo scopo principale, il fulcro del viaggio in Bucovina è stata la visita ai secolari Monasteri ortodossi, riccamente istoriati con affreschi sulle pareti esterne. Rosso, verde, azzurro, giallo: uno o l’altro di questi colori predomina e fa da sfondo agli affreschi di ogni Monastero, contraddistinguendolo dagli altri, come ad esempio l’azzurro del Monastero di Voronet. Davvero molto affascinanti, questi Monasteri! Ti puoi perdere a “leggere” la Storia Sacra di quest’arte popolare unica, così come puoi essere preso dal religioso, mistico raccoglimento che aleggia all’interno delle Chiese, ricche di iconografie e delimitate dalle iconostasi, per noi spazio sacro “invalicabile”.
E che dire infine della calorosa accoglienza ricevuta dai Rumeni? Per la verità, intendo descrivere l’accoglienza ricevuta nell’Albergo che ci ha ospitati, dove la bontà e l’abbondanza delle portate durante la cena ha magari fatto passare in second’ordine qualche piccola carenza dovuta al fatto di non essere ancora pronti ed “aperti” al turismo.
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