Da dove inizia la storia delle Marche? Da Molto lontano. Le Marche furono infatti abitate sin dall’Età del Ferro (XII sec. a.C) dai Piceni, popolazione italica che ebbe diversi contatti sia con gli Etruschi (VII-VI secolo), che con il mondo magnogreco (VI secolo), al quale si deve la fondazione della colonia siracusana di Ancona. Intorno al IV secolo il territorio a nord del fiume Esino fu occupato dai Galli Senoni.
Con l’espansione di Roma le popolazioni italiche qui stanziate iniziarono ad avere rapporti più o meno conflittuali con quest’ultima, e nel 295 a.C si svolse vicino al fiume Sentino, nei pressi di Sassoferrato, una cruenta battaglia fra la coalizione delle popolazioni italiche (Sanniti, Etruschi, Umbri e Galli Senoni) e l’esercito romano appoggiato dai Piceni. La sanguinosa battaglia si concluse con la vittoria di Roma, superiore militarmente alle altre potenze della coalizione, che le consentì di continuare la sua politica di egemonia sul resto della penisola.
Per i Romani il porto di Ancona era molto importante per le rotte verso oriente e inoltre l’apertura della via Flaminia (l’asse di collegamento fra Roma, Fano e Rimini), e della della via Salaria che raggiungeva la costa di Ascoli, accellerò la progressiva romanizzazione del territorio.
Durante il periodo imperiale, Ancona venne scelta da Traiano come porto di Roma verso Oriente, come testimonia anche l’iscrizione dell’arco di Traiano di Ancona, nella quale il capoluogo marchigiano è chiamato accessum Italiae, cioè “ingresso d’Italia”.
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C), gli Eruli guidati da Odoacre si stanziarono nel Piceno, gli Ostrogoti ad Osimo, i Visigoti distrussero Ostra, Suasa ed Urbisaglia. Tra il 535 ed il 553 d.C., durante la guerra gotico-bizantina, il territorio marchigiano fu dapprima conquistato dai bizantini, poi, dal 541 al 544 dai Goti, fino a quando nel 552 l’esercito bizantino riuscì a sconfiggere definitivamente i Goti e tutta l’Italia ricadde sotto l’autorità di Giustiniano.
Nel 568 ci fu l’invasione dei Longobardi che occuparono la parte meridionale della regione costituendovi le due giurisdizioni di Camerino e Fermo facenti parte del Ducato di Spoleto. La parte nord, invece, rimase sotto l’Impero bizantino che vi costituì due pentapoli: la pentapoli annonaria (Cagli, Fossombrone, Gubbio, Jesi, ed Urbino) e la pentapoli marittima (Ancona, Fano, Pesaro, Rimini, Senigallia).
Intorno al 728 i Longobardi ripresero le invasioni verso le Pentapoli ed Osimo, ma successivamente la loro espansione si fermò, in quanto nel 773 l’esercito franco di Carlo Magno riuscì a sconfiggerli definitivamente. Egli, confermando la Promissio Carisiaca fatta da suo padre Pipino il Breve, donò la parte settentrionale della regione al Papa, ampliando così il territorio dello Stato della Chiesa. Già nel 727 infatti c’era stata da parte del re longobardo Liutprando la donazione di Sutri, primo vero atto formale per l’istituzione delle Terre di San Pietro. La parte Sud della nostra attuale regione rimase invece nel Ducato di Spoleto. Nel IX secolo vi furono varie incursioni, con devastazioni e saccheggi da parte di popolazioni Saracene e Normanne, che però non si stanziarono nella regione.
A partire dall’XI secolo si instaurarono nella regione numerosi liberi comuni, che poco a poco iniziarono a fronteggiarsi fra loro per il predominio sulle terre circostanti. Le città erano inizialmente governate da due consoli, ma dal XII secolo circa, la struttura del potere venne modificata: il potere esecutivo era retto da un consiglio di Anziani, quello legislativo da un consiglio di Rappresentanti delle arti e dei mestieri e il potere giudiziario e di controllo dell’ordine pubblico da un Podestà.
Nel 1213 Bonconte I da Montefeltro ricevette dall’imperatore Federico II il potere sulla città di Urbino. Iniziarono così a prendere il potere le grandi famiglie, come i Malatesta nell’attuale romagna, i Varano a Camerino, i Gentile da Mogliano a Fermo, i Clavelli a Fabriano, gli Smeducci a San Severino Marche, i Brancaleoni a Casteldurante (l’attuale Urbania).
Fra Medioevo e Rinascimento Comuni e Signorie vivono periodi di splendore e di relativa indipendenza per poi essere gradatamente assorbiti dallo Stato Pontificio.
A partire dalla nomina nel 1353 del cardinale Egidio Albornoz a vicario generale dei domini della Chiesa in Italia, infatti, il papato cercò di ricondurre tutti i comuni e le signorie sotto il controllo, diretto o indiretto, dell’autorità papale e furono emanate le Costituzioni egidiane che regolavano lo Stato della Chiesa. Queste nuove regole prevedevano nelle Marche cinque città maggiori: Ancona, Ascoli Piceno, Camerino, Fermo ed Urbino; nove città grandi: Cagli, Fabriano, Fano, Fossombrone, Jesi, Macerata, Pesaro, Recanati e San Severino Marche; oltre a 22 città e terre medie, 26 città e terre piccole e 13 terre minori. Tra il 1373 ed l’inizio del XV secolo diverse lotte per il potere sconvolsero la regione, portando distruzione e miseria per la popolazione.
Ancona fu una fiorente Repubblica Marinara e venne annessa nel 1532 allo Stato Pontificio. Camerino fu sotto i Da Varano e Cesare Borgia prima di passare in mano papale nel 1545. Ascoli, dopo la signoria di Francesco Sforza, capitolò già nel 1482. Il Ducato d’Urbino fu uno dei più importanti centri del Rinascimento sotto i Montefeltro, prima, e Della Rovere, poi, fino alla annessione allo Stato della Chiesa del 1632.
Seguì un periodo di recessione, parzialmente contrastata durante il pontificato di Clemente XII, nel settecento, quando fu dato respiro all’economia con la realizazione della strada oggi detta Vallesina regionale e Ancona venne dichiarata porto franco.
Le Marche, unificate sotto lo Stato Pontificio, seguirono le sorti di quest’ultimo. Con l’arrivo delle truppe napoleoniche si diedero un ordinamento repubblicano costituendosi in Repubblica Anconitana, poi assorbita dalla Repubblica Romana.
Durante il periodo risorgimentale le Marche parteciparono alle lotte per l’unificazione con i moti di Macerata e con l’eroica resistenza di Ancona durante l’assedio austriaco del 1849, in contemporanea con Roma e Venezia.
Con la battaglia di Castelfidardo, le Marche vennero definitivamente occupate dall’esercito piemontese e annesse al Regno d’Italia, col plebiscito del 4 novembre 1860.
Con l’annessione all’Italia, la Marca di Ancona cambiò nome e venne ufficialmente chiamata
“Marche” con un plurale che ne sancisce l’unità fondamentale pur nella ricchezza di aspetti locali.
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